Questo sito web utilizza i cookies per gestire l'autenticazione, la navigazione, e altre funzioni.

Utilizzando il nostro sito, l'utente accetta che possiamo mettere questi tipi di cookies sul vostro dispositivo

 Antico Borgo Coletta - Pina Cavanna, la memoria storica di Coletta
Get Adobe Flash player

Novità in Libreria

Antico Borgo Coletta

Clicca qui per informazioni

IL CASTELLO DI BOLI

 Un'avvincente ricerca storica che fa luce su alcune vicende della val Lavaiana medievale.

Richiedete informazioni cliccando qui.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Õn tòc ad lègn sùta u bràs

Il primo film in dialetto groppallino

Clicca qui per informazioni

Novità in Libreria

Gli oratori di Groppallo

Gli Oratori di Groppallo

Clicca qui per informazioni

Novità in Libreria

Maràssa e Curiàtta

Il primo dizionario del dialetto di Groppallo

Clicca qui per informazioni

 

Pina Cavanna, la memoria storica di Coletta

Tra le verdi montagne dell’alta Valnure, nel comprensorio di Centenaro (comune di Ferriere), si trova Codegazzi: un grazioso borgo con un toponimo che suona di antico, di longobardo, come a dire “paese in fondo ai boschi”, e così è perché contornato da selve che nelle caldi estati le fanno da cornice e da appagante ombra.

In una graziosa villa in pietra, restaurata con un gusto molto raffinato, si trova la dimora di Pina Cavanna, classe 1912, una delle poche memorie storiche dell’intera valle.

Sono calorosamente accolto nella sua casa, coccolato dal belare di due giovani caprette che brucano nel verde prato ben curato davanti a casa, e dal canto del gallo che, invisibile ai miei occhi, scandisce regolarmente il trascorrere del tempo.

Pina, nonostante la debole condizione fisica, dettata soprattutto da un grave deficit visivo, possiede una lucidità mentale che farebbe impallidire certi cervelloni; io stesso ho sempre un certo timore nei suoi confronti, a citare date o nomi perché, in caso di errore, sarei da lei ripreso nell’immediato come una sorta di stoccata da schermitore.

Pina ricorda innumerevoli date di nascita e di avvenimenti, numeri di telefono, le date dei santi e tutto ciò che è stato e che sarà della sua vita.

La consapevolezza di un grande traguardo, ma soprattutto del suo forte spirito la rendono una persona speciale da cui non vorresti mai separarti, perché ogni volta che la incontri è una lezione di vita diversa, che ti lascia dentro tanto, davvero tanto.

Io che le parlo in dialetto e lei che con il sorriso sulle labbra, m’invita a parlare in italiano, perché il mio parlar montano lo definisce, “scaviss” ovvero un’accozzaglia tra dialetto piacentino e di alta Valnure e con la consapevolezza di una “steccata”, cerco di esprimermi evitando di fare troppi pasticci le chiedo come fa a ricordarsi tutte queste cose. Lei mi risponde che nella sua vita è sempre stata una persona molto curiosa e tuttora, nonostante l’impossibilità a vedere, chiede quotidianamente che gli sia letto il giornale con le notizie della sua Valnure ed eventualmente la segnalazione della dipartita di qualche conoscente: è pronta su qualsiasi argomento.

Pina Cavanna (a sx) con la sorella Fortunata.

 

A Codegazzi, lei è in primo piano, tutto ruota attorno a Pina; la sua casa è un viavai di persone, tra cui il parroco di Centenaro che la Domenica le porta la Comunione e lei gli comanda qualche messa, amici e parenti sono costantemente vicini a lei.

Pina Cavanna anche quando sembra riposare, in realtà è uno “stand-by” apparente.

Il suo cervello elabora continuamente pensieri e riflessioni e quando meno te lo aspetti, ti stupisce con una frase del tipo “Quante uova hanno fatto oggi le nostre galline”?

Suo figlio Giuseppe, infatti, conferma che lei vuole essere regolarmente informata su chi arriva a Codegazzi, chi se ne va, chi compie gli anni e poi fa a mente tutti i conti ed io definendola un computer provoco un dolce sorriso sulle sue labbra.

Pina ha anche ben chiaro il ricordo della guerra con la presenza delle truppe tedesche in Valnure quando da ragazza si trovava a Coletta (luogo di nascita) e precisa tanti particolari come i rastrellamenti anche all’interno delle stalle; racconta che i militari entravano nelle stalle e uccidevano vacche, vitelli e buoi straziando l’unica fonte di reddito delle famiglie.

Il ricordo più vivo è di un fatto avvenuto tra il 12 e il 16 Luglio del 1943 quando dei militari nazisti andarono a Proverasso nella stalla della sorella Maria, per fare razzia di vitelli e uno di questi fu portato a Coletta.

I militari obbligarono i genitori di Pina a stendere una tavola nel cortile di fronte a casa loro, per pulire il vitello e dividerlo in tanti parti uguali; in un secondo tempo loro gli intimarono di accendere tutti i forni del paese e cucinare l’intera bestia, che venne infornata in diverse teglie e mangiata dai nazisti tutta in una volta.

Pina sottolinea che spesso le famiglie mandavano i più giovani nei boschi con le bestie per proteggerle, e lei più volte si nascondeva nelle selve di Proverasso con l’amico Giacomo Ghelfi ed aveva tanta paura per la loro sorte nel caso fossero stati scoperti.

La storia di Pina, pregna di particolari, parte sinteticamente da Coletta (piccolo paese nel comune di Farini) dove è nata, e dove rimase fino a trentacinque anni con alcuni dei suoi sei fratelli.

A Coletta conobbe l’amore, Luigi Bocciarelli, che, dopo il matrimonio, se la portò con sé a Codegazzi, dove già abitava con il padre e la sorella.

Ancora oggi Pina conosce, filo per segno, tutte le famiglie di Coletta descrivendo tutte le generazioni, fino a quelle attuali e di ognuna le proprie abitazioni, elencando ogni eventuale modifica strutturale dell’abitato come un catasto vivente.

Poi aggiunge “A Coletta lavoravamo la terra in maniera più precisa; dopo l’aratura si rifinivano i bordi con la zappa; a Codegazzi invece si era abituati a fare le campagne primaverili in Lombardia o Piemonte presso i magazzini dei semenzai e quindi i campi anche se lavorati non maniacalmente rendevano lo stesso.”

Il marito Luigi, infatti, anche prima del matrimonio lavorò in campagne stagionali quali delle maglierie e poi da buon Centenarese s’imbatté con la carriera di orefice.

L’attività di orefice che svolgeva mio marito e, la maggior parte degli orefici di Centenaro di allora”, spiega Pina, “è paragonabile agli attuali <<compro oro>> dove chi aveva bisogno di liquidi, cedeva il proprio oro e da quest’ultimo se ne ricavavano altri pezzi dopo la fusione.”

La carriera di orefice significava per Luigi stare lontano dalla famiglia tutto l’anno, e per l’amore della stessa decise di rinunciare a tale professione e di intraprendere soltanto le campagne stagionali delle semenze.

In questo modo, si potevano tenere puliti i campi e vivere serenamente assieme.”, continua Pina, “Quando mio marito non c’era in primavera, io piantavo le patate, curavo la stalla e mi occupavo di lavori anche faticosi che tante altre donne ai miei tempi facevano.”

Dal matrimonio di Pina e Luigi nacquero due figli, Giuseppe (conosciuto come Pino) e Fortunato. Entrambi hanno seguito le orme del padre e ora gestiscono un importante magazzino floricolo e vivaistico a Somma Lombardo, vicino all’aeroporto di Malpensa nella provincia di Varese.

 

Pina Cavanna (a sx) con il figlio Giuseppe.

 

 

Pina durante l’anno è accudita dai figli e dalle nipoti, figlie di Giuseppe, Michela e Daniela con l’aiuto della badante Teresa, di origini rumene ma che ha appreso oltre all’italiano, la perfetta comprensione del dialetto di Centenaro.

Da qualche tempo, da quando è mancato il marito, Pina torna a Codegazzi da Luglio a Settembre assistita da Teresa e dal continuo andirivieni di amici e parenti.

Durante il viaggio da Somma Lombardo a Codegazzi”, racconta il figlio Giuseppe, “la mamma sarebbe desiderosa di essere al mio fianco, al posto del passeggero, per assaporare passo dopo passo tutti i paesi che s’incontrano durante il viaggio; Chiede continuamente a che punto del tragitto siamo e quando sfioriamo la Cantoniera ad esempio, lei ha già calcolato che in un quarto d’ora saremo arrivati a Codegazzi”.

E’ giunta l’ora di salutare Pina, la mia visita è stata una bella sorpresa, ma anche parlare per un’ora, è per lei un grande sforzo e ha bisogno di coricarsi non prima di avermi fatto vedere con orgoglio l’anello a corona che sua nipote le ha regalato. “Dieci punte per dieci Ave Maria”, mi riferisce con voce tremolante.

Grazie Pina, per la tua ospitalità e per l’insegnamento di vita che ogni volta regali con le tue parole, con la tua personalità.

 

 

Claudio Gallini